L’indonesia e l’abbigliamento: vietate le minigonne

di Redazione Commenta

Sono pornografiche, troppo provocanti e, quindi, è il caso di vietarle. Con queste motivazioni in Indonesia la minigonna è stata praticamente bandita e le donne del Paese, volenti o nolenti, al momento dovranno rinunciare a indossare un tale capo di abbigliamento. Se da noi non esistono tali restrizioni, l’informazione ci è utile per capire la cultura locale e per saperci adeguare su cosa mettere in valigia, prima di partire per un viaggio da queste parti.

Il ministero per gli Affari religiosi ha detto basta ed è guerra aperta con le ragazze che non ascolteranno quanto già abbondantemente specificato. Il primo a lanciarsi in questa dura lotta è stato lo speaker del Parlamento Marzuki Alie che ha minacciato di non fare entrare nell’edificio le donne che preferivano abiti esageratamente succinti offendendo la morale. Bisogna abbigliarsi in modo appropriato ed evitare di provocare gli uomini che poi non sanno resistere alle tentazioni. Più o meno questo il concetto, per noi alquanto discutibile, ma non nel Paese e per le associazioni femminili è ora di far sentire la propria voce.

Lo stesso interesse sta riguardando pure le associazioni per i diritti umani  ma in Indonesia, dove si trova la popolazione musulmana più grande al mondo certi limiti non possono essere infranti da un momento all’altro. Del resto, la  campagna contro le gonne troppo corte segue l’approvazione di una dura legge contro la pornografia. Era stata voluta dai  partiti islamici nel 2008 e lo scorso anno per questo motivo è stata condannata la cantante pop Nazriel “Ariel” Irham per aver girato due video sexy che sono poi finiti su Internet. Le proteste non sono mancate, anche perché le donne piuttosto che essere protette sono criminalizzate e considerate le provocatrici. Queste, infatti, hanno risposto a suon di cartelli ben specifici: “Non diteci come dobbiamo vestirci. Dite a loro che non devono stuprare”.