Mali, i mausolei sono in pericolo

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La furia integralista non guarda in faccia niente e nessuno e ora a rischio sono i grandi mausolei, gli stessi tanto particolari e belli da aver reso il Mali famoso nel mondo per tale peculiarità. La violenza religiosa non risparmia nemmeno i monumenti e il rischio porta il nome del gruppo integralista islamico estremista Ansar Dine, che controlla militarmente l’area in aperta opposizione al governo di Bamako. Non solo le persone finiscono sotto i colpi di arma da fuoco, che già di per sè è un fatto tragico ma anche testimonianze culturali lunghe secoli e in grado di portare turismo e lavoro in un Paese ancora poco conosciuto. 16 mausolei dei santi musulmani della mitica città di Timbuctù, risalenti alla prima ondata dell’islamizzazione dell’Africa, riconosciuti dall’Unesco come Patrimonio dell’umanità fin dal 1988, insieme alle tre moschee medievali della città simbolo del Sahel, potrebbero essere distrutti ed, infatti, gli islamici hanno iniziato ad abbatterli. Che cosa ha provocato tutto questo?

La rabbia dei fondamentalisti, troverebbe vero motivo nella decisione  recentissima dell’agenzia Onu, di inserire la città nella lista dei patrimoni dell’umanità in pericolo, proprio a causa del conflitto in corso nella regione. Per ritorsione le picconate sono toccate ai più grandi musei della zona. Il primo a fare questa brutta fine è stato quello di Sidi Mahmoud, nel nord della città, già profanato e parzialmente bruciato nel maggio scorso, perché il suo culto è considerato dagli estremisti «contrario alla sharia». Trenta persone più o meno hanno cancellato per sempre un pezzo di storia del Paese urlando Allah è grande in arabo.

La minaccia, tra l’altro, è quella di distruggere tutti i mausolei della città, nel più breve tempo possibile. Certamente a livello internazionale non mancano le condanne, ma i fondamentalisti sono decisi a cancellare praticamente tutto ciò che rende speciale il Mali a livello di monumenti.