Le pitture del Vasari esposte per la prima volta ad Arezzo dal 20 aprile

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Celebratissimo autore delle Vite, pietra miliare della storiografia artistica, architetto nei cantieri degli Uffizi e di Palazzo Vecchio, conteso maestro dell’effimero e di teatrali cicli pittorici, Giorgio Vasari viene ricordato ad Arezzo, sua citta’ natale, con una mostra molto particolare, incentrata sulla sua produzione di stendardi, mai esposta prima. Dal 20 aprile, negli spazi del Palazzo Vescovile, ‘Giorgio Vasari. Santo e’ bello‘ proporra’ anche opere come il Cristo nell’orto, conservata nella clausura di Camaldoli e per questo motivo praticamente mai vista e tutta da scoprire, nonche’ altri dipinti coevi.

Giorgio Vasari. Santo è bello
Organizzata nell’ambito delle manifestazioni per il V centenario della nascita, la rassegna aretina punta dunque a offrire un aspetto praticamente sconosciuto dell’attivita’ del Vasari, cui si dedico’ a piu’ riprese dal 1549 al 1573 su commissione delle Confraternite cittadine. ”Proprio da queste opere – spiega la curatrice Daniela Galoppi – indubbiamente meno conosciute, possiamo godere della freschezza e dell’immediatezza di un Vasari pittore intimo, religioso che riesce a superare la magniloquenza dei grandi cicli pittorici libero dalle costrizioni del potere”.

Pittore o architetto?
Vasari e’ stato infatti ”esaltato da tutti quale primo estensore della storia dell’arte italiana – prosegue la studiosa – considerato da alcuni un grande mediatore d’arte e un pittore frettoloso, da altri giudicato un bravo architetto”. Del resto, aggiunge l’Arcivescovo di Arezzo Carlo Fontana, che ha fortemente promosso l’iniziativa, Vasari ”ragiona della bellezza con un’operazione ideologica fatta con molta consapevolezza, frutto di un rinascimento maturo dove antropologia cristiana e sentire rinascimentale percorrono per larghi tratti la stessa strada”.

Gli altri dipinti
La mostra fa quindi il punto proprio sul linguaggio pittorico piu’ trascurato dalla critica. Discorso che vale anche per altri dipinti. A partire dai due pannelli raffiguranti San Donato e San Domenico, olii su tavola, in origine i laterali della pala con l’Annunciazione che si conserva al Louvre ed eseguiti per la chiesa di Santa Maria Novella di Arezzo oggi distrutta. Di proprietà dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che ne ha concesso il prestito, si ritiene che l’opera sia stata smembrata durante le soppressioni napoleoniche, perche’ la tavola con l’Annunciazione risultava nel Museo francese gia’ nel 1814.

Le opere del museo diocesano
Affiancati ai dipinti di Vasari, sara’ allestita anche una selezione di opere del Museo Diocesano, quale testimonianza di una tradizione e produzione artistica locale di estremo interesse, sia dal punto di vista storico-culturale sia religioso. Tra le opere piu’ significative, tre Crocifissi lignei del XII e XIII secolo, gli affreschi staccati con l’Annunciazione di Spinello Aretino e il San Girolamo nel deserto di Bartolomeo della Gatta, completo della sua sinopia e proveniente dal Duomo di Arezzo.

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