Cosa mangiare in Namibia: prelibatezze del deserto e cucina della Savana

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La Namibia non è – naturalmente – solo città ed eredità coloniale, ma anche e soprattutto natura e cultura tradizionale. In quest’arida terra i nativi hanno dovuto adottare la loro dieta alle risorse disponibili con fantasia e creatività, oggi molto apprezzate anche dai turisti.

PRELIBATEZZE DEL DESERTO NAMIBIANO
Le uova di struzzo, per esempio (un uovo di struzzo corrisponde a circa 24 uova di gallina), sono una delle specialità dei san (boscimani) che hanno inventato molte ricette, tra cui una frittata cotta in una buca nel terreno piena di brace; dopo aver bucato la parte superiore del guscio, si mescolano tuorlo e albume con un rametto e si versa il contenuto sulle braci.

La vita dei nomadi del deserto dipende in larga parte dal Inara, un frutto nutriente che cresce lungo le sponde dei fiumi, con radici molto profonde. I nama lo usano in mille modi: spremuto, il frutto rilascia un succo dolce e dissetante, mentre la polpa è usata per i dolci. Cotto al forno si conserva fino a due anni e le sue radici sono usate per rimedi medicinali.
Per chi vive nel deserto la carne è un piatto speciale che si gusta dopo la caccia con frecce avvelenate; si cattura di tutto, giraffe comprese. I cacciatori macellano la preda subito dopo la cattura; per avere la certezza della proprietà della bestia abbattuta bastano le frecce, contrassegnate in modo da indicarne la provenienza. Per certi cacciatori la testa della preda è il boccone più ghiotto: la si pone in una buca nel terreno piena di brace e la si lascia cuocere per un giorno intero; a cottura ultimata, si spacca il cranio e si gusta il cervello, considerato una prelibatezza.

LA CUCINA DELLA SAVANA
Fuori città la scelta dei ristoranti è limitata, ma la maggior parte dei lodge offre abbondanza di cibi, anche se di qualità variabile. In molti posti le cene sono servite nei tipici boma, recinti all’aperto illuminati da falò che servono per la preparazione dei cibi.
Di regola, pranzi e cene sono a buffet e comprendono una ricca varietà di carni, insalate, verdure e dolci. Se volete assaggiare qualcosa di veramente tradizionale per la prima colazione, potete ordinare il porridge di mahangu (miglio), uno dei piatti fondamentali della dieta di molti namibiani neri, dal gusto sorprendentemente gradevole.
Gli agriturismi e le strutture ricettive più piccole, soprattutto nelle zone isolate, offrono una scelta più limitata: tutto dipende dall’umore dello chef il giorno in cui si arriva al campo, ma in generale gli ingredienti sono freschi e la cucina è curata. In effetti gli standard culinari di alcune delle strutture ricettive più isolate, come il Kulala Lodge nel Namib, sono eccellenti se si considerano le difficoltà di approvvigionamento e preparazione.
Agli ospiti di safari itineranti con soggiorno in campi tendati, la sera di solito sono offerti braai (barbecue) tipici, con contorno di insalate e potjiekos (stufati).
Se l’itinerario comprende le regioni del nord, è possibile integrare la dieta con la frutta fresca di stagione e frutta secca locale in vendita alle bancarelle lungo le strade. Assaggiate i frutti di marula, l’embe o omuve (prugnette selvatiche) e le sugose arance del Natal (qui chiamate monkey orange), ottime per calmare la sete nelle giornate più torride.