India un viaggio per giocare a Polo

di Redazione Commenta

 

Se non siete esperti di Polo non preoccupatevi, non sarà difficile trovare qualcuno che voglia insegnarvi le regole principali di questo sport, che è quello nazionale e, quindi, conosciuto da tutti fin dalla più tenera età in India. Il gioco dei Re, del resto, è stato riscoperto proprio da queste parti e sin dal Medioevo ha conquistato profondamente i suoi abitanti. Eppure ha radici antiche, visto che già erano noto ben duemila anni fa in luoghi come Costantinopoli,  Isfahan, Jaipur e Damasco.

I persiani chiamavano la mazza e bastone “Chaugan”, un termine che piano piano si trasformò fino a diventare “pullu” o “pulu”, nome che indicava il legno con cui erano fabbricate le palle da gioco. Oggi viene detto Polo. La sua storia ha un qualcosa di affascinante e riporta a vecchie e gloriose dinastie, a partire da Babar, il fondatore di quella nota con il nome di Mughal nel 15 ° secolo. Si attribuisce a lui l’intuizione di aver ripreso il gioco e averlo trasformato in una vera e propria gara avvincente che da allora ha affascinato una intera popolazione.

Il Polo, però, perse smalto quando cominciò a declinare la dinastia Mughal e durante l’insorgenza del dominio britannico, ma in molte regioni è riuscito a resistere, soprattutto in quelle montuose e remote del subcontinente, in particolare a Gilgit, Chitral, Ladakh e Manipur. Si è continuato, quindi, a disputare competizioni soprattutto nel nord-est dello Stato di Manipur e oggi, fortunatamente, è tornato di moda. Adesso non è limitato alle classi agiate o all’esercito indiano ma si sta diffondendo a macchia d’olio tra la popolazione grazie ad iniziative private. Nel gioco del Polo ci sono due squadre di tre o quattro persone in gara, secondo la dimensione del campo e lo stile del gioco. Ogni giocatore ha un lungo martello flessibile che è utilizzato per colpire una palla, per raggiungere più facilmente la squadra avversaria.

 

PhotoCredit: Indian Polo Association