Una bella avventura, quella del viaggio durato due anni della famiglia di italo-svizzeri Gianni Sentinelli, architetto e Barbara Di Renzo, professoressa, con le figlie Giada e Anahita hanno concluso la loro avventura a Porto Seguro, in Bahia-Brasile, concludendo il viaggio insieme al vecchio amico Jean Pierre Salerno, vice direttore del La Torre Resort, nella bella spiaggia di Mutá, a 15 minuti dal centro della città. Per prima cosa hanno venduto casa, preparare le valigie con 50 kg di libri per far studiare le due figlie, lasciato il lavoro, salutato parenti e amici per intraprendere un biennio sabbatico ma non privo di qualche difficoltà.
All’arrivo a Porto Seguro, nello stato di Bahia, in Brasile, dove si è concluso il loro epico viaggio intorno al Mondo, hanno dichiarato:
Il viaggio ci ha arricchito molto, ci siamo ricostruiti, è diventata una risorsa per vivere, soprattutto nei momenti difficili. La vita nelle grandi città scorre sempre veloce, ma in realtà non si sa dove stia andando. Il mondo è buono, le persone sono buone, cercano di vivere in pace, di dar da mangiare ai propri figli.
Un itinerario davvero lungo: Sud Africa, Giordania, Thailandia, Cambogia, Vietnam, Laos, Malesia, Singapore, Indonesia, Australia, Nuova Zelanda. In molti posti si sistemavano in alberghi semplici, altre volte affittavano una casa – dove era meglio per fare la scuola alle bambine o noleggiavano un camper per percorrere lunghi tragitti.
E barbara, che può finalmente dire di conoscere il mondo ci regala qualche aneddoto:
Avevamo un budget definito, quindi cercavamo sempre il posto giusto. A Cuba il personale dei grandi hotel e del turismo si è abituato male, cioè ad esigere sempre delle mance, il resto della popolazione è simpaticissimo. Una volta abbiamo dovuto viaggiare in autobus per più di dodici ore senza mangiare né bere per la testardaggine di due autisti di non volersi fermare, qualla volta mi hanno proprio fatto arrabbiare, poi le bambine mi hanno calmata.
E qualche ricordo indimenticabile, come alle Galapagos: “dove abbiamo potuto vedere le tartaruge centenarie e perfino sentire il loro respiro”.