I tagliatori di teste del Borneo: i Dayak

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Avete mai sentito parlare dei tagliatori di teste del Borneo, i cosiddetti Dayak? Gli aborigeni di tale tratto di mondo,  abitanti dello stato del Sarawak, discendono direttamente da questi cacciatori preistorici e oggi vivono sulle rive dello Skrang River. Quest’ultimo è un corso d’acqua molto misterioso che alimenta la leggenda, in quanto nasce nella foresta pluviale ma non si sa esattamente dove. E’ curioso anche il tipo di abitazione che li riguarda. Soggiornano, infatti, in grandi case lunghe anche duecento metri, suddivise in abitazioni singole, in grado di ospitare cinquanta famiglie, nella fitta vegetazione del Borneo. Un ambiente che soprattutto in certi periodi dell’anno sa essere fin troppo caldo. Nel tempo i loro tratti somatici sono cambiati, grazie al mix di razze che si sono incontrate.

C’erano a tal proposito gli Iban pirati e conquistatori, le tribù Keyan e Penan hanno invece mantenuto i costumi e le credenze religiose tradizionali e praticano tuttora forme di politeismo. La loro peculiarità di essere dei cacciatori di teste è proseguita nel tempo e nel 1978 hanno abbandonato ufficialmente questa pratica.

Dayak erano abili tessitori  e produttori di armi in ferro che trasportavano attraverso i fiumi su piccole barche sospinte da lunghi pali. Cacciavano grazie all’uso della cerbottana. Oggi, la loro esistenza resta molto semplice e si tratta, in generale, di un popolo molto accogliente. I visitatori che si trovano ad incontrare, vengono accolti con una  cerimonia di benvenuto chiamata miring che consiste nell’offerta di cibo e vivande seguita da un brindisi con un bicchiere di tuak, vino di riso dal sapore molto intenso. Una esperienza molto particolare, che però è riservata a pochi fortunati che riescono ad incontrarlo. Come tutte le popolazioni di origini molto antiche, destano curiosità e un pò di timore, anche perché continuano a mantenersi piuttosto tradizionalisti riguardo al loro modo di vivere e rifuggono dalla modernità e gli eccessivi beni materiali. E’ chiaro che questo non li mette al riparo dalle tante leggende che sono sorte intorno al loro popolo.