Social eating e viaggi, un fenomeno

di Valentina Commenta

Può il social traveling divenire anche social eating? La risposta è ovviamente positiva se si prendono in considerazione i percorsi turistici costruiti sulla scoperta dei cibi tipici di un luogo e delle sue tradizioni.

E’ qualcosa che si può fare da soli, creando gruppi appositi sui social network o affidandosi a piattaforme come Yamgu e le sue “nuove” integrazioni Gnammo e Viator: parliamo rispettivamente di un portale dedicato al social eating ed uno dei fornitori di local experience parte del gruppo di Tripadvisor. Due realtà quindi radicate e ben piazzate per ciò che concerne l’uso da parte degli utenti.

Cosa porta questa fantastica unione a livello turistico? Alla creazione di viaggi costruiti sull’esperienza a 360°: non solo bei luoghi ed affascinanti monumenti o musei, ma anche piatti tipici e concerti da seguire. Il turismo enogastronomico viene quasi sempre bistrattato su carta, ma la realtà dei fatti è un’altra: esso può arrivare a rappresentare almeno il 60% del viaggio se i percorsi scelti si basano su di lui e sulla voglia di “assaggiare” i luoghi. Attraverso il portale sarà possibile acquistare o partecipare cene in tutta Italia, press quelle persone che considerano la tavola un punto di incontro social per stringere amicizie. Le parole in tal senso di Ester Liquori, co-founder della startup Yamgu non potrebbero essere più veritiere:

Con Yamgu vogliamo permettere a chi ama viaggiare di trovare tutto quello che gli serve per conoscere e innamorarsi di un posto. La piattaforma di social travelling è infatti in grado di creare per ciascun utente itinerari di visita personalizzati in oltre 3.200 comuni italiani e presto anche nelle capitali europee consigliando i percorsi migliori aggiornati in tempo reale.

Un esperienza da provare.

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